Agronomo Milano: gestire il verde

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25.10.2014 21:50

Professione verde: perchè l'agronomo a Milano?

 
Gli alberi, gli arbusti e le piante in città non sono semplici elementi di arredo urbano. Il verde in città è una vera e propria esigenza. Proviamo, infatti, a immaginare qualsiasi città priva delle alberature stradali, dei parchi, dei giardini pubblici e delle aiuole. La città diventerebbe un luogo davvero poco vivibile dove, non solo l’estetica sarebbe compromessa irrimediabilmente, ma non ci si potrebbe più riparare dal sole, dall’inquinamento e la temperatura in estate diventerebbe ancora più elevata. Il grigiore di asfalto e cemento regnerebbe sovrano. 
Accanto a queste ragioni non si può nascondere quell’irrazionale necessità degli essere umani di vivere costantemente a contatto con altri essere viventi, piante comprese. Naturalmente senza dover rinunciare a tutte le comodità della vita moderna.
Tuttavia, le città non sono gli ambienti più adatti alla crescita delle piante: inquinamento, spazi limitati, temperature elevate, intensa radiazione solare e terreno compattato dal traffico automobilistico sono condizioni che rendono il benessere vegetale difficilmente realizzabile. 
Inoltre, gli effetti positivi delle piante in città sono massimi quando la massa a verde è considerevole. Caratteristica, questa, degli alberi di grandi dimensioni che sono proprio quelli che faticano a trovare spazi adatti nei contesti urbani. 
Gestire il verde in città può comportare delle spese considerevoli (tanto per le pubbliche amministrazioni, quanto per i privati) è quindi importante impostare una gestione il più razionale possibile.
Insomma, la mission è ottenere il massimo risultato con il minor dispendio di risorse possibile. Per raggiungere questo obiettivo è sicuramente importante impostare sin da subito, in fase di progettazione, delle scelte corrette sotto ogni punto di vista. La pianta giusta al posto giusto, innanzitutto. 
Nell’immaginario collettivo, l’agronomo è visto come una figura intimamente legata al contesto agricolo e alla coltivazione dei campi. Non è più così! Sempre più spesso, l’opinione pubblica ha acquisito coscienza dell’importanza di un ambiente curato e salubre, soprattutto in città, dove la vegetazione è un elemento irrinunciabile.
Ecco, così che l’agronomo in città diventa una professionista di primo piano capace di migliorare l’ambiente urbano facendo risparmiare a tutte le parti coinvolte per mezzo di una progettazione e di una gestione sostenuta da criteri razionali dettati dalle conoscenze tecnico-scientifiche.
I cambiamenti climatici e l’interazione maggiore con specie vegetali e animali provenienti da tutto il mondo rendono alcune scelte molto complesse che necessitano di professionisti preparati e dotati di ottime conoscenze dei processi biologici! Insomma, architetti, ingegneri e geometri non possono certo arrivare dappertutto, specie se si parla di verde urbano!
Prima di effettuare operazioni importanti (potature, abbattimenti, sostituzioni e nuovi impianti) che sono capaci di modificare irrimediabilmente parchi e giardini è bene consultare un dottore agronomo che sicuramente analizzando, non solo le caratteristiche delle piante ma anche quelle dei diversi contesti, potrà indicare le modalità ottimali di gestione al fine di garantire tanto il benessere delle piante, quanto il risparmio da parte degli amanti di alberi e fiori.  
 
25.10.2014 21:44

Giardini rocciosi: eleganza e risparmio

 
I giardini rocciosi sono un’ottima soluzione per valorizzare tutti quegli ambienti poco spaziosi e dove si vuole impostare una manutenzione abbastanza semplice, poco costosa. Ad esempio, un ottimo contesto dove proporre questa soluzione sono le aree in pendenza. Il giardino roccioso ha la caratteristica di essere organizzato per “compartimenti” delimitati da rocce di varia natura. In genere, le rocce irregolari di forma squadrate sono preferite in quanto danno maggiormente l’idea di naturalità a dispetto die classici ciottoli di fiume. Le rocce sono solitamente collocate su disegni piuttosto irregolari con sviluppo orizzontale.
Un giardino roccioso è in genere caratterizzato da una lieve pendenza per evitare allo scroscio dell’acqua di rimuovere la terra attorno alle rocce. Rocce che è bene siano almeno per 7-10 cm di profondità ricoperte dal terreno. 
Al fine di avere una facile manutenzione e al tempo stesso ottenere un buon colpo d’occhio, l’organizzazione del giardino dovrebbe seguire un buon equilibrio tra comparti di grandi dimensioni (almeno quattro-cinque metri quadri)che dovrebbero essere la maggioranza e comparti di piccole dimensioni . Se i comparti di grandi dimensioni sono da destinare a piante tapezzanti o in grado di fornire con le proprie fioriture macchie di colore, i comparti più piccoli meglio si prestano a essere utilizzati per piante di particolare pregio a cui si voglia dare enfasi. 
 La scelta delle specie vegetali da inserire nel giardino roccioso deve tenere presente le aree ombrose e quelle maggiormente esposte alla luce. Tuttavia, in genere la scelte dovrebbe focalizzarsi su specie piuttosto basse che valorizzino l’interazione tra il gioco di forme e di colori offerti dalle rocce e dalle piante. 
Specie maggiormente adatte per giardini rocciosi.
 
In presenza di un ambiente particolarmente soleggiato e dotato di terreno sciolto e ricco di scheletro, le piante aroma aromatiche sono una delle soluzioni migliori in quanto dotate di un’ottima estetica e poco esigenti in termini di cure agronomiche. I rosmarini e la menta sono piante perenni e possono offrire colori e profumi molto originali. In questo caso le piante possono essere messe a dimora in qualsiasi momento o addirittura ottenute in semenzaio protetto con la semina da praticare in febbraio-marzo. Alcune varietà di basilico (pensiamo al basilico rosso o al basilico a foglia di lattuga) offrono tinte interessanti. Si tratta di piante annuali che vanno seminate ogni primavera. Maggiorana e origano possono essere utilizzati come tapezzanti. Per contesti soleggiati varietà nane di ginepro sono soluzioni ideali, che creano un discreto effetto anche nella stagione invernale in quanto sono sempreverdi. Per dare particolare valore alle aree più soleggiate del giardino, piante di origine tropicale del genere Allium danno fioriture primaverili fantastiche. 
Cotoneaster horizontalis e varietà nane di Pittosporum sono piante perenni che creano bellissime macchie di colore e sono molto adatte peri giardini rocciosi.
Per quanto riguarda, invece, le zone meno soleggiate e di mezza ombra fiori quali iris, crochi, ciclamini e altre bulbose trovano collocazione ideale arricchendo il giardino di colori. Stessa collocazione per camelie e azalee.
Il pino mugo e arbusti di Nandina domestica sono piante rustiche in grado di dare sfumature di verde molto diverse tra loro capaci di esaltare il colore degli altri fiori. 
 
 

 

25.10.2014 21:40

Sua maestà il pioppo nero

 
La specie Populus nigra è caratteristica del bosco planiziale della Pianura Padana. È una specie arborea che può superare i trenta metri di altezza e i sei metri di circonferenza. Il pioppo nero ha un ciclo biologico relativamente breve che nelle condizioni ottimali raggiunge i 100 anni. Grazie alla sua grande velocità di accrescimento è utilizzato per la produzione di cippato e pellet destinati alla combustione. In passato, i filari di pioppo nero segnavano i confini tra i campi coltivati e, insieme ai gelsi e ai salici, erano fonte del legname per utilizzo domestico. Il pioppo nero tra gli anni Sessanta e Ottanta è stato utilizzato molto frequentemente a scopo ornamentale nelle città dove la velocità di crescita consentiva di ottenere in pochi anni chiome e masse verdi importanti capaci di raffrescare e abbellire il contesto urbano.
Oggi, quando quegli alberi hanno raggiunto la maturità e il territorio è diventato sempre più urbanizzato si assiste a frequenti a casi di conflitto tra alberi, edifici, strade e manufatti. Conflitti dove spesso alberi di tali dimensioni compromettono l’integrità dei manufatti costruiti dall’uomo.
Alla fine del proprio ciclo biologico il pioppo, caratterizzato da un legno dolce, è particolarmente esposto alle carie (fenomeni di marcescenza) causate da microorganismi che si nutrono del legno che nei casi più gravi possono compromettere la stabilità degli alberi e di conseguenza la sicurezza delle persone.
Peculiarità della specie è la dispersione dei semi da parte delle “piante femmina”  per mezzo di pappi (chiamati comunemente piumini): strutture fibrose molto simili al cotone che facilitano il trasporto dei semi grazie al vento e che non sono in alcun modo responsabili delle allergie nell’uomo. L’opinione pubblica tende erroneamente ad attribuire la colpa delle allergie ai pioppi perché i pappi compaiono contemporaneamente alla fioritura delle graminacee in maggio-giugno. Tuttavia, l’accumulo dei pappi nelle strade e nei parchi cittadini può essere fastidioso per la popolazione, le automobili e il decoro urbano.
Quindi, il pioppo nero è un albero autoctono dal grande valore ambientale per la rapidità con cui raggiunge dimensioni considerevoli, ma al tempo stesso è una specie poco adatta ai contesti urbani caratterizzati da spazi limitati e una forte interazione con automobili, manufatti e persone. 
25.10.2014 21:38

Tempo di potature: quando, come, perchè

 
Con i primi freddi arriva il periodo più adatto alle potature, sebbene sia importante che gli alberi siano in riposo vegetativo e quindi abbiano perso completamente le foglie. Le potature vanno condotte quando le condizioni climatiche non sono favorevoli allo sviluppo di funghi (cioè le temperature iniziano a essere abbastanza basse) ma consentono al tempo stesso le operazioni su piattaforma elevabile (difficile effettuarle con forti piogge). Con la temperatura media che in autunno raggiunge sempre valori più elevati, soprattutto in ottobre e in novembre, a causa dei cambiamenti climatici, la finestra temporale utile per compiere le potature si accorcia. Infatti, è opportuno non ritardare eccessivamente le potature che devono dar  tempo anche all’albero di adattarsi alle nuove condizioni e prepararsi in modo adeguato alla primavera attraverso la formazione delle nuove gemme. Qualora le potature sono condotte già in piena primavera o a ridosso di quest’ultima, l’albero farà molta più fatica a “programmare” per tempo la nuova vegetazione, specie nel caso di potature drastiche. Per il clima della Pianura Padana una buona finestra temporale per le potature può essere indicata tra la metà di novembre e i primi di febbraio. 
Ma come vanno condotte le potature degli alberi cittadini?
Va ribadito che potature particolarmente drastiche non vanno mai nell’interesse del benessere della pianta, ne tantomeno delle tasche dei proprietari (o dell’amministrazione pubblica) e per dirla fino in fondo, anche degli stessi giardinieri. Cosa accade, infatti, dopo una potatura particolarmente drastica dove vengono rimosse tutte le gemme che in estate l’albero aveva predisposto per la primavera successiva ? È bene ricordare che è proprio dalle foglie che gli alberi traggono l’energia trasformando per mezzo della fotosintesi la luce del sole in zuccheri per il proprio metabolismo.  
Quindi se la potatura rimuove la maggiorparte, o addirittura tutte le gemme, che in primavera daranno vita alle foglie, l’albero per sopravvivere sarà costretto (tra il periodo della potatura e l’inizio dei primi caldi) a sostituire le gemme rimosse con altre chiamate “avventizie” consumando buona parte delle energie di riserva immagazzinati nelle radici e nel tronco. Ecco così che la primavera successiva l’albero produrrà tantissimi rami di piccole dimensioni collocati vicini ai punti di taglio dando origine a una chioma particolarmente disordinata, proprio in risposta al cospicuo asporto di biomassa. 
La potatura deve, invece, dare una forma alla chioma e rimuovere soprattutto quei rami secchi o malati che oltre a non servire più all’albero possono diventare pericolosi perché rischiano la caduta. Per questo, la rimozione delle gemme non deve mai superare il 40% dell’esistente, meglio concentrarsi sulla rimozione dei seccumi.  
Potature molto drastiche che vanno a rimuovere oltre il 40% della biomassa possono essere giustificati solamente da potature di riforma fatte per rimediare a tagli sbagliati eseguiti in precedenza. Quando, invece, le potature drastiche sono motivate da un forte conflitto tra un albero e un manufatto (edifici, muri, strade, marciapiedi, ecc) la soluzione potrebbe essere quella di sostituire l’albero con una specie di dimensioni più idonee al contesto. 
Le potature si dividono in:
 
Potature di riforma e di conservazione
Questo tipo di potatura ha l’obiettivo di rimuovere i rami più deboli e piccoli e selezionare quelli più robusti per indirizzare le energie della pianta verso questi ultimi. È una potatura che in genere si effettua dopo potature fatte male che hanno portato l’albero a recuperare l’esagerata quantità di gemme asportate con una produzione abnorme e disordinata di ricacci. 
La potatura di riforma può essere effettuata anche in occasione di alberi che sono collocati molto vicini ad edifici e impianti di illuminazione e che richiedono una forma particolare (indirizzare per esempio la chioma verso l’alto o lateralmente).
 
 
Potature con tagli di ritorno
Si applica soprattutto per contenere chiome di alberi ad alto fusto e consiste in una moderata riduzione del volume della biomassa. Il taglio di ritorno consiste nell’asportazione della parte terminale dei rami più vecchi con diametro maggiore. In dettaglio, il taglio va effettuato poco sopra una diramazione laterale che diventerà più vigorosa.. 
 
 
Rimonda
La rimonda consiste nella rimozione, in particolare nell’interno della chioma, di tutti i seccumi che impediscono all’aria e alla luce di penetrare. È un’operazione molto importante in quanto migliora sensibilmente l’estetica e la fisiologia dell’albero, soprattutto per quegli alberi messi a dimora con densità di impianto elevate. Nella maggiorparte dei casi, gli alberi più che di vere e proprie potature hanno bisogno di un’energica rimonda. Per quanto riguarda gli alberi di grandi dimensioni quali cedri e farnie la rimonda effettuata con personale ad alta quota (Tree climbing) presenta risultati nettamente migliori rispetto all’ausilio della tradizionale piattaforma. 
In tutte le potature è importante che i tagli siano effettuati con inclinazioni di 45 gradi, con attrezzi disinfettati ed esternamente rispetto al collare che caratterizza l’inserzione sul resto dell’albero. 
 
25.10.2014 21:34

Alberi alieni: contenere l'ailanto

 
Arriva dall’Asia e a dispetto del nome con cui talvolta è indicato, albero del paradiso, è una pianta che può creare numerosi disagi sia in contesti urbani, sia in contesti naturalizzati. 
L’ailanto (Ailanthus altissima) è arrivato in Europa nella prima metà del secolo scorso dove è stato utilizzato per sostituire il gelso nell’allevamento del bacco da seta. Tuttavia, questo impiego ebbe durata piuttosto breve in quanto l’allevamento dei bacchi da seta divenne ben presto antieconomico .
E così l’Ailanto finì in qualche giardino a scopo ornamentale, soprattutto per via del proprio aspetto esotico e dell’eccezionale velocità di crescita. Ben presto si rivelò una specie molto aggressiva capace di adattarsi perfettamente al contesto urbano. 
L’aialanto ha colonizzato cantieri, parcheggi, terreni incolti, giardini pubblici, massicciate delle ferrovie, aiuole, ruderi, spartitraffico e addirittura i pochi centimetri quadrati di terra lasciati liberi da spaccature nell’asfalto. L’enorme vigoria dell’apparato radicale mette a rischio la sicurezza e l’integrità di manufatti come muri, recinzioni, strade ed edifici. A questo si aggiunge la pericolosità che gli alberi di notevoli dimensioni presentano alla fine del proprio ciclo biologico dove la specie diventa particolarmente suscettibile alle carie funginee che, compromettendo il legno del tronco e delle branche , rappresenta un serio pericolo per le persone e le cose. L’enorme quantità di semi prodotti e trasportati dal vento tra l’estate e l’autunno a fatto si che la specie si è presto diffusa in tutte le città e le campagne dove comunque privilegia climi caldo-umidi. L’ailanto è caratterizzato anche da un’ottima capacita di propagazione vegetativa, ossia le radici possono emettere diversi polloni (ricacci dal terreno).
La diffusione della specie Ailanthus altissima nei contesti più naturalizzati quali i parchi, le aree protette e gli interventi di riforestazione rappresenta una vera e propria minaccia in quanto è in grado di competere con grande efficacia con le specie autoctone che presentano ritmi di crescita molto più lenti, compromettendo di conseguenza l’intero ecosistema. Inoltre, l’ailanto, nei nostri climi, sembrerebbe non avere nessun parassita capace di controllarlo in modo significativo. Di questa situazione se ne è resa conto anche la legislazione italiana e gli enti locali.
Secondo le osservazioni più aggiornate degli esperti, l’ailanto anche in ragione dei cambiamenti climatici sta minacciando sempre di più gli ecosistemi naturalizzati. Si propone uno stralcio di una relazione tecnica sugli effetti dell’ailanto in un’area naturale lombarda: "nelle Groane l'ailanto era presente da decenni con poche piante isolate. Ora probabilmente a causa di estati molto siccitose e tagli anche naturalistici si sta diffondendo in modo rapidissimo, per esempio lungo lo scolmatore presso l'oasi o attorno all'ospedale di Garbagnate, favorito da diradamenti boschivi".   
La specie è inclusa nella lista nera della Regione Lombardia (L.R. 10/2008) dove sono elencate le specie alloctone vegetali oggetto di monitoraggio, contenimento o eradicazione.
L’eliminazione di questo albero nelle zone naturalizzate è diventata ormai un’esigenza per la tutela degli ecosistemi, mentre in città è un’azione vivamente consigliata. Come eliminare questa specie dalle nostre città? Sebbene raramente  i comuni predispongono dei piani di eradicazione, l’impegno delle proprietà private potrebbe portare risultati importanti. Innanzitutto è opportuno procedere quanto la pianta è ancora giovane (non superiore ai tre metri di altezza). In questa fase la rimozione delle piante può avvenire con attrezzi piuttosto semplici (falci, forbici professionali, ecc). Dopo aver effettuato il taglio è importante somministrare del diserbante totale sul taglio così da sopprimere la vitalità dell’apparato radicale. 
Più complessa, invece, la rimozione di alberi di notevoli dimensioni (l’ailanto può arrivare fino a 20 metri di altezza) che richiedono necessariamente l’ausilio di un’impresa specializzata.
Il materiale vegetale proveniente dalla rimozione va smaltito con molta attenzione (consigliamo la combustione o comunque il conferimento in discarica negli spazi preposti allo smaltimento del verde) al fine di impedire l’attecchimento in altre aree (ricordiamo infatti come l’ailanto riesca a propagarsi molto bene anche attraverso i rami che una volta caduti arrivano in contatto di terreni colonizzabili). Una volta completato l’abbattimento dell’albero, la ceppaia ricaccerà sicuramente più di una volta durante la bella stagione.  Potrà essere necessario, quindi, applicare del diserbante a base di glifosate ai ricacci anche due-tre volte nell’arco della bella stagione. 
 
30.12.2013 15:34

Le analisi degli alberi


Per valutare la stabilità degli alberi sono disponibili diverse metodologie.

Quella più utilizzata oggi è il Vta (visual tree assestment). Questa tecnica si basa sulla lettura, legata al contesto, dei segnali che l'albero comunica al professionista. Il Vta consente di individuare se un albero presenta punti critici, segnali di anomalia visibili dall’esterno.

L'utilizzo di strumentazioni quali il resistograph o il martello elettronico possono dare un valido supporto  per completare le informazioni. In dettaglio, queste forniscono una misura del rapporto tra porzione residua di legno sano e il raggio di un albero e se questo rapporto supera o meno una soglia considerata critica (rapporto t/r >0,3).
Infatti, una sezione cava di qualunque materiale sottoposta a qualunque sollecitazione ha la tenuta di una sezione non cava purché lo spessore della parete residua di legno superi il 30% della superficie e sia concentrica.

Un ulteriore analisi da tenere in considerazione è il metodo Sia-Sim (Statics integrated assesment- Statics integrated method) che privilegia le dimensioni, la sagoma della chioma e l'interazione tra le diverse specie arboree e le condizioni pedoclimatiche.

La tecnica approfondisce alcune proprietà del legno quai elasticità e carico di rottura attraverso prove dove l’albero è sottoposto a sollecitazioni indotte.

Tramite sensori elastometrici e inclinometrici si ottengono le informazioni su cui elaborare calcoli statici complessi capaci di individuare la pericolosità di un albero attraverso il calcolo del fattore di sicurezza.

Una valutazione veramente completa deve considerare anche le variazioni nell’inclinazione della zolla radicale o nell’allungamento e/o compressione delle fibre attraverso appositi sensori (pulling test).

Per quanta riguarda gli alberi di elevate dimensioni è stato dimostrato che piante con sezioni molto sottili hanno fattori di sicurezza molto elevati, infatti c’è differenza se, per esempio, un 10% di parte sana residua riguarda un albero con diametro di base di 0,5 m o di 1,5 m.

Il sistema Sia-sim sostiene focalizza l'attenzione sulla forma dell'albero in quanto il carico di lavoro diminuisce con l'età della pianta (a causa della chioma che si riduce) mentre il carico di rottura cresce poiché aumenta il diametro del fusto.

Entrambi i metodi hanno lo scopo di determinare il rischio di caduta e le pratiche arboricole più idonee per diminuirlo.
L'analisi degli alberi è una materia complessa su cui i professionisti più affermati stanno suggerendo di avere un metodo di risoluzione integrato che concili l'approccio del Vta e del Sia-Sim. L'esperienze e le competenze del professionista restano la base per affrontare l'argomento. I casi di maggiore complessità e gli alberi dal grande valore storico e ambientale devono avvalersi dell'impiego di mezzi strumentali.

29.12.2013 12:15

Quando abbattere?

Gli alberi come qualsiasi essere vivente invecchiano.

Gli alberi in città, a causa delle condizioni non ottimali (inquinamento, compattamento del terreno, conflittualità con il costruito, effetti dei cambiamenti climatici) hanno una vita più breve rispetto alle condizioni naturali. Per il contesto urbano questo vale tanto per le specie autoctone più adatte a contesti umidi come i boschi, quanto per le specie alloctone che hanno il loro optimum nei luoghi di origine.

Tuttavia, il ciclo di un albero in un contesto urbano può durare diversi decenni ammortizzando e rendendo assolutamente conveniente l'investimento iniziale per l'impianto. Certo vanno garantite condizioni minime per il benessere delle piante come ad esempio la sufficiente superficie libera per gli scambi gassosi delle radici, la sufficente distanza da manufatti antropici, il sistema di irrigazione efficace almeno nei pimi due anni dall'impianto e naturalmente la scelta delle specie più adatta. 

Dopo la maturità gli alberi iniziano a perdere la caratteristica forma della chioma verso strutture più disordinate. Inoltre le carie diventano sempre più frequenti e il legno sempre meno resistente aumentando i rischi di cadute e ribaltamento soprattutto nei contesti più frequentati dalle persone.

Non esistono delle regole molto rigide per comprendere quando è giusto abbattere un albero. La decisione deve essere valutata di volta in volta, a seconda delle condizioni della pianta e delle condizioni del contorno. Soprattutto in ambito pubblico la decisione deve tenere in considerazione eventuali lavori previsti che potrebbero compromettere la vitalità di giovani alberi messi a dimora come sostituzione. 

In città a destare preoccupazione sono soprattutto i pioppi neri e i cedri caratterizzati da elevate dimensioni e da alcuni problemi di carattere fitosanitario che ne minano la stabilità meccanica.  

L'abbattimento non deve essere un tabù. Quando la stabilità biomeccanica è compromessa non ci possono essere altre soluzioni. Contemporaneamene è sempre meglio diffidare dagli operatori poco qualificati che offrono soluzioni "terminator" e con superficialità suggeriscono abbattimenti massivi.
Motivazioni quali la mancanza di visuale e la presenza di malattie non ben specificate non sono sufficenti. 

Eventuali alberi di grande dimensioni (pioppi e cedri soprattutto) collocati impropriamente a ridosso di palazzi e costruzioni possono talvolta togliere luce alle abitazioni pur in condizioni di stabilità meccanica ottimali. In questo caso sarebbe sbagliato procedere all'abbattimento. Meglio sarebbe una potatura di alleggerimento, in particolare del secco (rimonda).

La strategia risolutiva a ogni situazione è applicare la procedura di Vta (Visual tree assesment) che consente al professionista abilitato di seguere criteri razionali al fine di giungere alla scelta migliore. E' una procedura che deve essere condotta da un dottore agronomo e che nei casi più complessi può avvalersi anche di soffisticati metodi strumentali.

 

29.12.2013 12:03

Cambiamenti climatici e verde urbano

I cambiamenti climatici sono un dato di fatto che sempre più condiziona i processi biologici.
 
Secondo la comunità scientifica nell'ultimo secolo la temperatura media sarebbe aumentata di quasi 0.8 gradi, un valore molto significativo per qualsiasi ciclo biologico. Piante comprese. Una tendenza, questa, ancora più accentuata in città dove le temperature sono significativamente superiori per via della cementificazione. Nonostante la comunità scientifica internazionale non sia ancora unanime nel correlare tale fenomeno all'emissione di gas serra da parte delle attività umane, il cambiamento climatico è sempre più un fattore che condiziona la progettazione e la gestione del verde. Alcune specie arboree, utilizzate nei decenni addietro molto diffusamente nelle città di pianura, quali betulle e faggi hanno dimostrato ampiamente le loro difficoltà di adattamento rendendosi protagoniste di diversi fallimenti progettuali. Per i luoghi più assolati come piazze e viali una valida soluzione può arrivare dal leccio. 
 
Si tratta di un albero appartenente al genere quercus, imparentato da vicino con la quercia e originario degli ambienti mediterranei.
Oltre che resistere molto bene alla siccità e ad elevate temparature è un sempre verde e qualora i sesti d'impianto siano corretti riesce a garantire chiome folte durante tutto l'anno.
 
A Milano è possibile osservare più di un esempio che va in questa direzione. Basti pensare al leccio che maestoso da decenni sorge a pochi metri dalla fontana di piazza Castello e alla recente riqualificazione del piazzale della stazione centrale dove tra i nuovi impianti delle aiuole
il leccio ha avuto sicuramente un ruolo molto importante. 
 
Accanto al leccio due specie originarie rispettivamente dell'America e della Cina, Liquidambar styraciflua e Liriodendron tulipifera, stanno diventando sempre molto più diffuse nei nuovi impianti arborei urbani in quanto ben adattabili agli ambienti urbani.
E' bene ricordare come le "specie autoctone" sono la soluzione tecnica solo in determinate situazioni, quando cioè l'obiettivo è ricostruire un ambiente naturale. In tutte le altre situazioni a più stretto contatto con l'attività dell'uomo (parchi, viali, parcheggi, aiuole) le condizioni ambientali possono essere molto più simili a contesti aridi o sub-tropicali.
 
Il ricorso a specie alloctone più che mai è un'esigenza per garantire impianti arborei di qualità capaci di durare per diversi decenni.
 
La scelta della specie sbagliata può compromettere investimenti importanti.  
 
17.08.2013 18:57

Cedri in città? Gioie e dolori

 

Una "moda" diffusa tra gli anni Settanta e Ottanta ha portato a posizionare conifere di alto fusto presso giardini privati, parchi pubblici e aiuole spesso a distanza molto ravvicinata da edifici e strade. Soprattutto i cedri (Cedrus deodara, Cedrus atlantica, Cedrus libani) e gli abeti messi a dimora in quegi anni raggiungono oggi altezze anche superiori ai 30 metri. In determinate condizioni alberi di queste dimensioni possono essere pericolosi per persone e cose quando collocati nei pressi di luoghi di intensa frequentazione. La caduta di branche o il ribaltamento degli stessi alberi possono, infatti, essere eventi di grande rilevanza economica per l'entità dei danni a cui privati e pubbliche amministrazioni sono costrette a far fronte.

In genere simili fenomeni avvengono in occasione di forti temporali estivi o di nevicate importanti e coinvolgono alberi affetti da carie e da gravi
problemi di stabilità. Tali problemi possono riguardare i fusti e le radici. In quest'ultimo caso soprattutto le irrigazioni molto frequenti per il
mantenimento dei prati possono contribuire significativamente, a causa dell'eccessiva umidità, ad attacchi funginei e marciumi radicali.

Il rischio di cadute e ribaltamenti può essere elevato anche quando gli alberi appaiono forti e vigorosi. Quando gli alberi, infatti, hanno
a disposizione solo pochi metri quadri di terra libera da pavimentazione, le radici tendono ad occupare solo quella parte esponendo le piante
ad una stabilità certamente non ottimale. I grandi cedri immersi nel tessuto urbano se da un lato qualificano gli spazi, dall'altro richiedono un'attenta valutazione per la pianificazione di una corretta gestione.

Le variabili da considerare sono numerose e le condizioni del contorno sono determinanti per decidere il da farsi.

Ogni situazione è unica e devono essere considerati anche interventi straordinari (lavori su fognature, impianti d'illuminazione, irrigazione, ecc.)
che potrebbero aver pesantamente condizionato lo stato delle radici e del terreno circostante. Sebbene un regolamento del verde che obbliga al consulto di esperti dottori agronomi è preprogativa ancora di pochi comuni, prima di procedere ad azioni irreversibili quali abbattimenti e potature energiche che, non sono mai la soluzione per queste specie, è indispensabile la consulenza di dottori agronomi regolarmente iscritti agli albi professionali.

Il danno fatto da potature e abbattimenti inopportuni e improvvisati è sicuramente sempre maggiore della parcella di un professionista onesto!

13.08.2013 00:00

Vi presento...Erica!

 

L'obiettivo è spesso trovare specie dal pronto effetto estetico adatte a riempire piccoli spazi presso aiuole, vasi e fioriere.Le eriche sono un genere di piante sempreverdi che conta specie arbustive tra loro molto diverse che ben si adattano ai piccoli spazi. Molte di queste piante sono originarie dell'area mediterranea, altre vivono in ambienti alpini fino a 2500 metri. E' quindi difficile tracciare delle linee guida generali per la coltivazione di questa specie. La fioritura in molte specie è autunnale e persiste per tutto l'inverno, anche dopo l'appassimento, così da colorare i terrazzi e i giardini anche quando la maggiorparte delle piante è in riposo vegetativo. Importante è anche l'uso da tapezzante grazie allo sviluppo della pianta che avviene prevalentemente in orizzontate.Tra le specie di maggiore interesse c'è Erica carnea, caratteristica dei boschi di conifere in quota, che presenta fusti striscianti di 40-60 cm. La fioritura avviene dalla tarda primavera fino all'autunno inoltrato con fiori rosa di diverse sfumature. Questa specie resiste molto bene alle temperature rigide ma soffre il caldo. Ancora più rustica è Erica arborea che raggiunge dimensioni di un piccolo albero che, caratteristico dell'areale Mediterraneo, può resistere anche a situazioni aride e particolarmente calde. Se la coltivazione di E.carnea richiede innaffiature costanti e un luogo piuttosto ombroso, meglio applicabile a terrazzi e balconi, E.arborea e E.scoparia possono essere adatte anche in contesti urbani dove il substrato è povero e il clima è arido. Entrambe le specie sono piuttosto tolleranti al calcare.

Molte specie di Erica, invece, richiedono terriccio per acidofile che nel caso di uso di acqua calcarea per l'irrigazione, rendono necessario l'impiego di correttivi per il mantenimento di un Ph sub-acido. Tra queste si osservano E. gracilis, E. hyemalis che a patto di cure puntuali possono garantire fioriture originali e fuori stagione. Tuttavia, per mantenere il massimo vigore delle piante può essere necessario procedere alla sostituzione dei substrati e delle piante alla fine di ogni stagione.

Contatti

Andrea Bucci dottore agronomo a Milano, Monza, Pavia, Lodi, Bergamo e Brescia. Agronomo Milano.

bucci.agronomo@gmail.com

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Cesano Boscone (Milano)

Verifica della stabilità degli alberi (Visual tree assessment - VTA), programmazione di potature, abbattimenti e sostituzioni di alberi di alto fusto. Progettazione, gestione e idee per la manutenzione di giardini, terrazzi, alberi e tutte le classi di verde pubblico e privato. A Milano e provincia...ma non solo!


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