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Per valutare la stabilità degli alberi sono disponibili diverse metodologie.
Quella più utilizzata oggi è il Vta (visual tree assestment). Questa tecnica si basa sulla lettura, legata al contesto, dei segnali che l'albero comunica al professionista. Il Vta consente di individuare se un albero presenta punti critici, segnali di anomalia visibili dall’esterno.
L'utilizzo di strumentazioni quali il resistograph o il martello elettronico possono dare un valido supporto per completare le informazioni. In dettaglio, queste forniscono una misura del rapporto tra porzione residua di legno sano e il raggio di un albero e se questo rapporto supera o meno una soglia considerata critica (rapporto t/r >0,3).
Infatti, una sezione cava di qualunque materiale sottoposta a qualunque sollecitazione ha la tenuta di una sezione non cava purché lo spessore della parete residua di legno superi il 30% della superficie e sia concentrica.
Un ulteriore analisi da tenere in considerazione è il metodo Sia-Sim (Statics integrated assesment- Statics integrated method) che privilegia le dimensioni, la sagoma della chioma e l'interazione tra le diverse specie arboree e le condizioni pedoclimatiche.
La tecnica approfondisce alcune proprietà del legno quai elasticità e carico di rottura attraverso prove dove l’albero è sottoposto a sollecitazioni indotte.
Tramite sensori elastometrici e inclinometrici si ottengono le informazioni su cui elaborare calcoli statici complessi capaci di individuare la pericolosità di un albero attraverso il calcolo del fattore di sicurezza.
Una valutazione veramente completa deve considerare anche le variazioni nell’inclinazione della zolla radicale o nell’allungamento e/o compressione delle fibre attraverso appositi sensori (pulling test).
Per quanta riguarda gli alberi di elevate dimensioni è stato dimostrato che piante con sezioni molto sottili hanno fattori di sicurezza molto elevati, infatti c’è differenza se, per esempio, un 10% di parte sana residua riguarda un albero con diametro di base di 0,5 m o di 1,5 m.
Il sistema Sia-sim sostiene focalizza l'attenzione sulla forma dell'albero in quanto il carico di lavoro diminuisce con l'età della pianta (a causa della chioma che si riduce) mentre il carico di rottura cresce poiché aumenta il diametro del fusto.
Entrambi i metodi hanno lo scopo di determinare il rischio di caduta e le pratiche arboricole più idonee per diminuirlo.
L'analisi degli alberi è una materia complessa su cui i professionisti più affermati stanno suggerendo di avere un metodo di risoluzione integrato che concili l'approccio del Vta e del Sia-Sim. L'esperienze e le competenze del professionista restano la base per affrontare l'argomento. I casi di maggiore complessità e gli alberi dal grande valore storico e ambientale devono avvalersi dell'impiego di mezzi strumentali.
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Gli alberi come qualsiasi essere vivente invecchiano.
Gli alberi in città, a causa delle condizioni non ottimali (inquinamento, compattamento del terreno, conflittualità con il costruito, effetti dei cambiamenti climatici) hanno una vita più breve rispetto alle condizioni naturali. Per il contesto urbano questo vale tanto per le specie autoctone più adatte a contesti umidi come i boschi, quanto per le specie alloctone che hanno il loro optimum nei luoghi di origine.
Tuttavia, il ciclo di un albero in un contesto urbano può durare diversi decenni ammortizzando e rendendo assolutamente conveniente l'investimento iniziale per l'impianto. Certo vanno garantite condizioni minime per il benessere delle piante come ad esempio la sufficiente superficie libera per gli scambi gassosi delle radici, la sufficente distanza da manufatti antropici, il sistema di irrigazione efficace almeno nei pimi due anni dall'impianto e naturalmente la scelta delle specie più adatta.
Dopo la maturità gli alberi iniziano a perdere la caratteristica forma della chioma verso strutture più disordinate. Inoltre le carie diventano sempre più frequenti e il legno sempre meno resistente aumentando i rischi di cadute e ribaltamento soprattutto nei contesti più frequentati dalle persone.
Non esistono delle regole molto rigide per comprendere quando è giusto abbattere un albero. La decisione deve essere valutata di volta in volta, a seconda delle condizioni della pianta e delle condizioni del contorno. Soprattutto in ambito pubblico la decisione deve tenere in considerazione eventuali lavori previsti che potrebbero compromettere la vitalità di giovani alberi messi a dimora come sostituzione.
In città a destare preoccupazione sono soprattutto i pioppi neri e i cedri caratterizzati da elevate dimensioni e da alcuni problemi di carattere fitosanitario che ne minano la stabilità meccanica.
L'abbattimento non deve essere un tabù. Quando la stabilità biomeccanica è compromessa non ci possono essere altre soluzioni. Contemporaneamene è sempre meglio diffidare dagli operatori poco qualificati che offrono soluzioni "terminator" e con superficialità suggeriscono abbattimenti massivi.
Motivazioni quali la mancanza di visuale e la presenza di malattie non ben specificate non sono sufficenti.
Eventuali alberi di grande dimensioni (pioppi e cedri soprattutto) collocati impropriamente a ridosso di palazzi e costruzioni possono talvolta togliere luce alle abitazioni pur in condizioni di stabilità meccanica ottimali. In questo caso sarebbe sbagliato procedere all'abbattimento. Meglio sarebbe una potatura di alleggerimento, in particolare del secco (rimonda).
La strategia risolutiva a ogni situazione è applicare la procedura di Vta (Visual tree assesment) che consente al professionista abilitato di seguere criteri razionali al fine di giungere alla scelta migliore. E' una procedura che deve essere condotta da un dottore agronomo e che nei casi più complessi può avvalersi anche di soffisticati metodi strumentali.
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Una "moda" diffusa tra gli anni Settanta e Ottanta ha portato a posizionare conifere di alto fusto presso giardini privati, parchi pubblici e aiuole spesso a distanza molto ravvicinata da edifici e strade. Soprattutto i cedri (Cedrus deodara, Cedrus atlantica, Cedrus libani) e gli abeti messi a dimora in quegi anni raggiungono oggi altezze anche superiori ai 30 metri. In determinate condizioni alberi di queste dimensioni possono essere pericolosi per persone e cose quando collocati nei pressi di luoghi di intensa frequentazione. La caduta di branche o il ribaltamento degli stessi alberi possono, infatti, essere eventi di grande rilevanza economica per l'entità dei danni a cui privati e pubbliche amministrazioni sono costrette a far fronte.
In genere simili fenomeni avvengono in occasione di forti temporali estivi o di nevicate importanti e coinvolgono alberi affetti da carie e da gravi
problemi di stabilità. Tali problemi possono riguardare i fusti e le radici. In quest'ultimo caso soprattutto le irrigazioni molto frequenti per il
mantenimento dei prati possono contribuire significativamente, a causa dell'eccessiva umidità, ad attacchi funginei e marciumi radicali.
Il rischio di cadute e ribaltamenti può essere elevato anche quando gli alberi appaiono forti e vigorosi. Quando gli alberi, infatti, hanno
a disposizione solo pochi metri quadri di terra libera da pavimentazione, le radici tendono ad occupare solo quella parte esponendo le piante
ad una stabilità certamente non ottimale. I grandi cedri immersi nel tessuto urbano se da un lato qualificano gli spazi, dall'altro richiedono un'attenta valutazione per la pianificazione di una corretta gestione.
Le variabili da considerare sono numerose e le condizioni del contorno sono determinanti per decidere il da farsi.
Ogni situazione è unica e devono essere considerati anche interventi straordinari (lavori su fognature, impianti d'illuminazione, irrigazione, ecc.)
che potrebbero aver pesantamente condizionato lo stato delle radici e del terreno circostante. Sebbene un regolamento del verde che obbliga al consulto di esperti dottori agronomi è preprogativa ancora di pochi comuni, prima di procedere ad azioni irreversibili quali abbattimenti e potature energiche che, non sono mai la soluzione per queste specie, è indispensabile la consulenza di dottori agronomi regolarmente iscritti agli albi professionali.
Il danno fatto da potature e abbattimenti inopportuni e improvvisati è sicuramente sempre maggiore della parcella di un professionista onesto!
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L'obiettivo è spesso trovare specie dal pronto effetto estetico adatte a riempire piccoli spazi presso aiuole, vasi e fioriere.Le eriche sono un genere di piante sempreverdi che conta specie arbustive tra loro molto diverse che ben si adattano ai piccoli spazi. Molte di queste piante sono originarie dell'area mediterranea, altre vivono in ambienti alpini fino a 2500 metri. E' quindi difficile tracciare delle linee guida generali per la coltivazione di questa specie. La fioritura in molte specie è autunnale e persiste per tutto l'inverno, anche dopo l'appassimento, così da colorare i terrazzi e i giardini anche quando la maggiorparte delle piante è in riposo vegetativo. Importante è anche l'uso da tapezzante grazie allo sviluppo della pianta che avviene prevalentemente in orizzontate.Tra le specie di maggiore interesse c'è Erica carnea, caratteristica dei boschi di conifere in quota, che presenta fusti striscianti di 40-60 cm. La fioritura avviene dalla tarda primavera fino all'autunno inoltrato con fiori rosa di diverse sfumature. Questa specie resiste molto bene alle temperature rigide ma soffre il caldo. Ancora più rustica è Erica arborea che raggiunge dimensioni di un piccolo albero che, caratteristico dell'areale Mediterraneo, può resistere anche a situazioni aride e particolarmente calde. Se la coltivazione di E.carnea richiede innaffiature costanti e un luogo piuttosto ombroso, meglio applicabile a terrazzi e balconi, E.arborea e E.scoparia possono essere adatte anche in contesti urbani dove il substrato è povero e il clima è arido. Entrambe le specie sono piuttosto tolleranti al calcare.
Molte specie di Erica, invece, richiedono terriccio per acidofile che nel caso di uso di acqua calcarea per l'irrigazione, rendono necessario l'impiego di correttivi per il mantenimento di un Ph sub-acido. Tra queste si osservano E. gracilis, E. hyemalis che a patto di cure puntuali possono garantire fioriture originali e fuori stagione. Tuttavia, per mantenere il massimo vigore delle piante può essere necessario procedere alla sostituzione dei substrati e delle piante alla fine di ogni stagione.
Andrea Bucci dottore agronomo a Milano, Monza, Pavia, Lodi, Bergamo e Brescia. Agronomo Milano.
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Tel. (mobile): 389-0715019
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