01.11.2014 00:55
In città capita spesso capita di imbattersi in aree verdi che le amministrazioni pubbliche faticano a gestire perché di dimensioni contenute e magari molto distaccate da aree verdi molto più grandi. In queste situazioni le gestione del verde diventa più onerosa perché poco pratica.
Soprattutto in una situazione di difficoltà economica dei comuni il problema è ancora più sentito. Questa difficoltà si riscontra soprattutto per quelle aree intercluse tra diverse proprietà (pur restando pubbliche) oppure in quelle strisce di terra che costeggiano i marciapiedi e ancora le aiuole presso marciapiedi, piazze e parcheggi.
Questa problematica, tuttavia, è accompagnata dalla crescente attenzione che la popolazione riversa nei confronti degli spazi verdi. I negozianti hanno sempre maggiore cura del verde e delle alberature che talvolta si trova davanti alle loro vetrine e i cittadini con un po di tempo libero tendono a occuparsi di questi spazi: vuoi mettendo a dimora piante, vuoi sistemando di volta in volta le ramaglie e le erbacce. Nonostante la buona volontà e le lodevoli intenzioni, spesso sono applicati comportamenti sbagliati ed ecco che nelle aiuole, a pochi passi dal centro di Milano, compaiono piante grasse ed oleandri oppure arbusti e piante esotiche messe a dimora con i più fantasiosi sesti d’impianto. Talvolta questo crea un ambiente disordinato che non va in direzione del decoro urbano e di un verde funzionale. Come fare?
I giardini condivisi stanno prendendo piede soprattutto nelle grandi città. I giardini condivisi sono spazi pubblici che alcuni cittadini decidono di curare e gestire in sostituzione dell’amministrazione comunale. Questo porta un indubbio vantaggio all’ente pubblico che si vede risolta la gestione di un’area e al tempo stesso i cittadini possono dare sfogo a tutta la creatività in materia di giardinaggio, facilitando tra l’altro l’aggregazione e la valorizzazione di alcune categorie di persone.
A Milano quest’esigenza è stata recepita e metabolizzata. Oggi esiste un regolamento abbastanza dettagliato per quei cittadini che vogliono mettersi in gioco per migliorare l’ambiente urbano attraverso la cura di aree verdi dall’elevato valore ecologico. La precedura per gestire un giardino condiviso
è la seguente:
• presentazione ai competenti uffici di Zone di una proposta di realizzazione del giardino condiviso su un’area di proprietà comunale da parte di cittadini riuniti in Associazioni no profit. La proposta dovrà essere accompagnata da una relazione descrittiva con la quale l’Associazione illustrerà il progetto di “massima” del giardino condiviso;
• verifica da parte dell’Amministrazione che l’area sia effettivamente di proprietà del comune e inutilizzata;
• verifica da parte del Consiglio di Zona che il progetto presentato sia coerente con gli obiettivi e le finalità del “progetto giardini condivisi”;
• stipula di un apposita convenzione tra associazione e il competente settore Zona.
I giardini condivisi si propongono di conciliare la presenza di piante ornamentali con elementi di orticoltura spendibili anche da un punto di vista didattico per scuole di diverso grado. Quando le dimensioni degli appezzamenti lo consentono le nuova vegetazione deve integrarsi con quella esistente, magari dopo aver selezionato le piante eventualmente da rimuovere e quelle, invece, da tenere.
Il buon funzionamento del giardino condiviso dipende in larga parte da un buon progetto che vada oltre l’aspetto tecnico e inglobi anche aspetti di carattere sociale e massimizzi la fruibilità per il maggior numero di persone. Sicuramente, in particolare nella fase iniziale il supporto di un Dottore agronomo potrà rendere il progetto più completo e sostenibile anche ai fini della presentazione della pratica in Comune.